martedì 29 dicembre 2015

IL FITNESS E LA CURA DEL CORPO

Letteralmente il termine fitness, significa "stato di forma fisica", ed è la risultante dello stile di vita di una persona, quindi del suo impegno sportivo, della sua dieta, ma anche del suo stato psicologico. Fa parte, unito a una giusta alimentazione, della cura del corpo. Curare il proprio corpo vuol dire fare sport, mangiare sano..... vuol dire appunto fare fitness. Ciò è importante per chi vuole essere snello, con dei bei lineamenti, tonico; insomma per tutti coloro che vogliono avere un bel fisico ma e bene per tutti perché oltre che a migliorare il nostro corpo migliora la nostra salute e fa bene alla mente.Per quanto mi riguarda credo che sia un modo per rilassarsi, scaricare le tensioni, insomma un qualcosa che fa bene a mente, anima e corpo. Purtroppo oggi la maggior parte delle persone, sopratutto i ragazzi, più o meno della mia età, sopratutto i maschi, ma anche le femmine, preferiscono stare sul divano a guardare la TV, a giocare alla playstation, stare su facebook e altri social network invece di fare sport e preferiscono ingerire "schifezze" piuttosto che cibo sano.
Non credo sia sbagliato passare u po di tempo davanti alla TV o mangiare "schifezze" o stare seduti sul divano, anzi fosse per me lo fare tutti i giorni, perché diciamocelo chiaro: << a chi non piacerebbe vivere nell'ozio?>> ma ciò che conta è lo stare bene, è talmente importante che nel mese di maggio la città di Rimini si trasforma nella patria del benessere: Rimini Wellness è la più grande manifestazione in Italia dedicata al fitness; è una fiera dedicata al benessere in tutte le sue forme e a tutto ciò che riguarda lo stile di vita sano ed equilibrato. Ci vado tutti gli anni per tre giorni consecutivi e il suo bene che si trovano interessanti stand dedicati alle attrezzature per lo sport, all'abbigliamento e a prodotti per massaggi. Vi sono tanti eventi sportivi ai quali si può assistere e inoltre delle attività a cui si può partecipare e fare fitness divertendosi. Insomma e la patria della cura del corpo e consiglierei a tutti di andarci; è un esperienza che proporrei soprattutto a coloro che non amano molto lo sport, a tutti coloro che non mangiano sano e passano la loro vita incollati alla TV, beh se ci andassero, in un solo giorno, cambierebbero opinione.... la loro vita cambierebbe totalmente.

sabato 24 ottobre 2015

Chichibio di Giovanni Boccaccio (riassunto)

Neifile nella quarta novella della sesta giornata racconta che un giorno a Pretola, Currado Gianfigliazzi nobile e generoso cittadino, uccise una gru e la portò al suo cuoco chiacchierone chiamato Chichibio dicendogli di arrostirla per la sera.
Mentre la cuoceva,una ragazza ne sentì il profumo e gliene chiese una coscia. Chichibio, innamorato di quest'ultima gliela diede. Ma quando poi la gru fu servita, Currado accortosi che mancava una coscia, fece chiamare il cuoco che gli disse con sicurezza che le gru hanno una sola gamba. Cos' per evitare parole inutili in presenza di un ospite, il signore rimandò il tutto al mattino seguente dicendo a Chichibio che gli avrebbe dovuto dimostrare che diceva il vero.
Sorto il sole partirono a cavallo e si recarono ad un fiume; qui Chichibio  fece notare al suo padrone come le gru (siccome stavano su una sola zampa) avessero una sola coscia, ma Currado si avvicinò agli animali e questi spaventati poggiarono anche l'altra zampa a terra. A quel punto il nostro simpatico cuoco disse che il giorno prima nessuno aveva spaventato le gru e quindi non avevano tirato fuori l'altra zampa. A queste parole Currado rise e i due fecero pace.

IO M'AGGIO POSTO IN CORE A DIO SERVIRE di Jacopo da Lentini (parafrasi)

Io mi sono ripromesso di servire Dio 
in modo da poter giungere in Paradiso,
a quel luogo santo di cui ho sentito parlare,
dove durano in eterno piacere, divertimento e allegria.
Ma non vorrei andarci senza la mia donna
quella che ha i capelli biondi e il viso luminoso,
perché  senza di lei non potrei gioire, 
rimanendo separato dalla mia donna.
Ma non lo dico con l'intenzione 
di voler commettere peccato con lei, se non quello
 di vedere il suo contegno virtuoso 
e il bel viso e il soave sguardo: 
perché sarebbe per me una grande consolazione 
vedere stare la mia donna nella gloria di Dio.

Scotland

Scotland is found in the north of the island of Great Britain Edinburgh is the capital. It is  one of the four countries that make up the United Kingdom. To the south of the country lies the border with England; to the north and west it is surrounded by the Atlantic Ocean and to the East by the North Sea. Apart from the mainland, Scotland is made up of over 790 islands lying off the north and west coast.
Scotland is faous for its beautiful landscapes, lakes and castles. Over half the landscape is covered by the Highlands, an area full of mountains among which there is Ben Nevis ( 1343m. ), the highest mountain in Britain. Few people live in the Highlands and agriculture is the main activity.
In the southern part of the country there are many lakes, known as "lochs". The biggest lake is Loch Ness, famous for the legend of the Loch Ness monster "Nessie".
Scotland is not only famous for its beautiful landscapes and lakes but also for its castles which are a very important part of Scottish history, for its picturesque towns rich in history and art, for the small villages, the great geen spaces,parks, garden and , above all, for its Scotch whisky , absolutely the best!
By the way, if you go to Scotland and see men in skirts, dont't worry! They are just wearing a Kilt, the typical Scottish dress, worn for formal occasions.

domenica 18 ottobre 2015

Etimologia della filosofia

Filosofia e una parola di origine sia greca che latina che significa amore per il sapere. I Milesi furono i primi filosofi e vennero chiamati cosi perchè provenivano appunto da Mileto. Erano anche detti filosofi da giardino e questo perchè amavano divulgare i propri saperi passeggiando. Questi sono: Talete, Anassimandro e Anassimene.
Nelle prime pagine della "Metafisica" (un' opera scritta da Aristotele), riassumendo le dottrine di questi pensatori, si afferma che costoro furono i primi filosofi proprio perché, affrontarono in termini razionali, senza quindi ricorrere ad una spiegazione mitica, il problema dell' ARCHE':principio che muove tutte le cose; cioè uno strumento attraverso il quale si poteva spiegare tutto: per Talete era l'acqua, per Anassimandro l'aria e per Anassimene il fuoco. Ma il racconto di Aristotele è più che altro una definizione ben precisa della filosofia, perché individua l'essenza del nuovo stile di pensiero non nell'originalità dei problemi ma nel metodo e nelle procedure utilizzate per arrivare ad una risposta. La filosofia ,quindi, inizia quando il pensiero diventa razionale;sia nel senso che cerca di seguire procedimenti logici, sia nel senso di trovare nella realtà prove a sostegno delle affermazione prodotte.
La storia della scuola filosofica di Mileto, oggi città della Turchia, e direttamente legata alla vicende politiche dell'Asia Minore tra il sesto e il quarto secolo a.C., dopo aver approfittato della posizione favorevole agli scambi commerciali, fino a conoscere un grande sviluppo civile e tecnologico; Mileto fu più volte distrutta durante le occupazioni Persiane e ciò segno la fine della prima scuola filosofica. Di Talete, nato circa nel 624 a.C. e morto nel 545 a.C. , non abbiamo nessuna notizia certa ma solo un grande numero di aneddoti, quasi sicuramente tutti frutto di un'invenzione. Talete è l'osservatore della natura il geniale inventore, il politico sempre impegnato nelle lotte contro i Persiani, e ancora geometra, astronomo e scrutatore del cielo; Talete pare non abbia scritto nulla, di Anassiamandro e Anassimene invece, rimane solo qualche piccolo frammento.

Nelle seguenti coppie di equazioni,stabilisci la posizione della retta rispetto alla circonferenza e, nei casi in cui la retta non sia esterna ,determina le coordinate dei punti di intersezione o quelle del punto di tangenza.

C:x^2+y^2-50=0                                                 r :3x+4y+40=0
C≡(0;0)
r(raggio):√50
Adesso impostiamo il sistema tra l’equazione della circonferenza e quella della retta:
{█(x^2+y^2-50 @3x+4y+40)┤              
{█(x^2+y^2-50@x=-4/3 y-40/3)┤
Risolvente: (- 4/3 y-40/3 )^2+y^2-50=0
〖16/9 y〗^(2+320/9 y+1600/9+y^2-50=0)                 →m.c.m=9
16y^2+320y+1600+9y^2-450=0
25y^2+320y+115=0
5y^2+64y+23=0
∆/4=(b/2 )^2-ac=1024-1150=-126˂0   la retta è esterna alla circonferenza

posizione della retta rispetto alla circonferenza

Nelle seguenti coppie di equazioni,stabilisci la posizione della retta rispetto alla circonferenza e, nei casi in cui la retta non sia esterna ,determina le coordinate dei punti di intersezione o quelle del punto di tangenza.
C: x〖2+y2+4x-2y=0〗^                                                             X+3y+4
r :x +3y+4=0
C≡(-a/2; - b/2)≡(-4/2; +2/2  )≡(-2;1)
r : 1/2 √(a〖2+b〗^2 )
r :1/2 √(16+4=)  1/2 √(20=)  1/2 2√5= √5
Adesso impostiamo il sistema tra l’equazione della circonferenza e l’equazione della retta
x〖2+y〗^2+4x                       →       x〖2+y〗^2+4x-2y                          
x+3y+4                                  →       x= -3y-4
Risolvente : ( -3y-4)^2+y^2+4(-3y-4)-2y=0
〖9y〗^2+24y+16+y^2-12y-16-2y=0
10y^2+10y=0
y^2+y=0
 Y(y+1)=0
y =0                                        y =1

y =0                                                                  → y =0
                                                                                                                                 →   A(-4;0)
x =-3(o)-4                                                          → x=-4

y =-1                                                                  →y =-1
                                                                                                                                    →B(-1;1)
x =-3(-1)-4                                                         →x=-1

sabato 10 ottobre 2015

L'equazione di una circonferenza


  • Scrivi l'equazione della circonferenza con raggio 4 e centro( 3; 3)
(x-xc)al quadrato +(y-yc) al quadrato= r al quadrato
(x-3)al quadrato+(y-3)al quadrato=( 4)al quadrato
x al quadrato+9-6x+y al quadrato+9-6y = 16
x al quadrato+ y al quadrato- 6x -6y +2 =0

mercoledì 7 ottobre 2015

Schiavi della tecnologia


















Il mondo corre ormai troppo velocemente grazie alle nuove tecnologie; cosi veloce che non si ha più il tempo di fermarsi a pensare. Tutto e tutti vanno troppo di fretta, si corre senza fermarsi, perché se ci si ferma ci si accorge che la nostra vita non ci soddisfa abbastanza, che non abbiamo ottenuto tutto quello che desideravamo e si rischia di cadere in depressione. Perciò abbiamo deciso di dare largo spazio, inconsciamente, nelle nostre vite a tutte le diavolerie digitali che ci circondano cellulari, computer, internet, social network.

Abbiamo dato a tutto ciò un posto di importante rilievo nella nostra vita; un posto cosi importante che non ne sappiamo fare a meno, come dice Fedez:˂Tipo che l’Iphone smette di scrivere tu smetti di vivere!˃.

Siamo diventati chiavi di queste diavolerie, così schiavi che non riusciamo a distaccarcene : a lavoro, a scuola, a tavola, mentre guidiamo; il cellulare è sempre con noi e molte volte, per rispondere a telefonate, messaggi, vedere nuove notizie in tempo reale, sottraiamo del tempo alla nostra vita, alle persone che ci stanno intorno e permettiamo che la sfera del lavoro si confonda con quella della vita familiare. 

A questo punto, se le cose stanno così, possiamo davvero dire che la tecnologia e le nuove invenzioni ci abbiano fatto solo del bene? O siamo forse giunti alla consapevolezza di dire che ci stanno distruggendo?

I cellulari erano stati inventati per facilitare le comunicazioni ma purtroppo le hanno complicate e, se l’uomo non imparerà a fare un uso moderato di tali mezzi, vi sarà il rischio di essere catapultati in una marea di problemi, problemi dai quali sarà poi difficile uscire. <<Meglio tornare indietro, fermarsi, fino a che si è ancora in tempo!>>

martedì 6 ottobre 2015

Malala; Premio Nobel per la pace 2015

Nel corso della storia sono molte le persone che hanno lottato, sofferto, dedicato la propria vita a cercare di stabilizzare la pace nel mondo; tanti hanno perso la vita, sono stati imprigionati, derisi ma, non hanno mai abbandonato il loro obbiettivo, hanno sacrificato tutto pur di raggiungerlo e oggi li ricordiamo come grandi uomini e grandi donne che hanno lasciato la loro impronta nel mondo, nella nostra vita…. In modo tale che un giorno, epoca dopo epoca, anno dopo anno, ci sia sempre qualcuno che possa continuare sui loro passi. Tra i molti ricordiamo Nelson Mandela e Madre Teresa di Calcutta. Chi mai avrebbe potuto dire che questa lotta per un mondo migliore potesse oggi essere combattuta da una semplice ragazzina? Malala Yousafzai, questo è il nome! A soli 17 anni le è stato assegnato il premio Nobel per la Pace. Ha avuto da sempre un cuore combattivo, carico di amore e di speranza: a 14 anni aveva già sfidato, attraverso il suo blog, i talebani del Pakistan che volevano le bambine fuori dalle scuole. Da allora e diventata la loro più grande nemica e il 9 ottobre 2012, un gruppo di uomini armati fece un assalto su uno scuolabus dove la ragazzina si trovava, mentre attraversava la valle dello Swat. Malala lotta per far sì che i diritti sul fanciullo sanciti nel 1989 e poi affiancati dall’Italia con la legge n.176 del 27 maggio 1991 siano rispettati. Ovvero si batte affinché ogni stato si impegni ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere; si batte perché venga riconosciuta l’uguaglianza dei diritti e del valore della persona umana perché ha visto tante ingiustizie e sa che troppe volte le persone sono trattate nel mondo in cui nemmeno un animale è “degno” di essere trattato. Ha visto l’ingiustizia, la prigionia e ora si batte per la libertà e per la pace nel mondo. Soprattutto però, lotta affinché venga riconosciuto a tutti i fanciulli il diritto all’istruzione; sia ai maschi che alle femmine. <<Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo>>-cosi dice Malala. Questa sembrerebbe una frase sciocca, che direbbe una sola persona che sogna ad occhi aperti, che non ha i piedi per terra ma, invece, se noi riflettiamo bene, possiamo comprendere anche da tutto il discorso che ella fa, cha la sua frase ha un senso, un senso molto importante e molto profondo. Questo breve pensiero ci fa riflettere su come l’uomo pensi che tutto gli sia dovuto, e a come faccia pur di compiere il proprio interesse ea come per “amore” del denaro, del potere, egli scatena guerre, uccida gente innocente e soprattutto si scontri contro l’istruzione e questo, perché? Bhe, l’istruzione gli fa paura; in quanto se una persona è istruita, non è ignorante e se non e ignorante conosce i propri diritti e allora si può ribellare, e, l’uomo istruito e più difficile da dominare. Nessuno ha il coraggio di scontrarsi con un suo pari, cercano tutti quello più debole. Ecco quindi cosa vuole dire la nostra giovane amica ed ecco perché si batte tanto affinché le scuole funzionino e tutti ci possono andare. Si batte così tanto ed è una cosa in cui tiene in una maniera così importante che ha deciso che i soldi ricevuti con la vincita del Nobel, siano utilizzati per contribuire alla ricostruzione di una scuola dell’Urna danneggiata durante un recente conflitto nella striscia di Gaza. Malala ha un grande coraggio a fare tutto ciò che fa; è molto stimata tra gli studenti, proprio perché ci ha fatto comprendere quanto importante sia essere istruiti e l’ideale sarebbe, se tutti riuscissimo a fare ciò che fa lei, in modo da creare un mondo una grande catena di ragazzi che combattono insieme per difendere l’istruzione, l’insegnamento, le scuole… tutta la cultura tutti i modi di apprendere: <<perché imparare annulla i confini, ovunque tu sia, chiunque tu sia! >>

lunedì 5 ottobre 2015

L'Europa dopo la caduta del muro di Berlino

All'inizio dell’anno 1989 l’idea di un’Europa libera e unita, sotto il vessillo della libertà democratica e della libera circolazione di merci e persone, sembrava una follia pura e semplice. Ma a partire dal 9 novembre di quell’anno, venti di speranza hanno ricominciato a soffiare su un’Europa che per lunghi anni era stata divisa in due blocchi contrapposti. La caduta del Muro di Berlino, che divideva la zona americana da quella sovietica, costituisce, infatti, la tappa principale verso la riunificazione dell’Europa.
A quasi 20 anni da questo evento che ha cambiato il mondo, possiamo riflettere più in profondità sullo sviluppo dell’UE, sulla sua identità e sul suo futuro, chiedendoci se realmente facciamo parte di un’unione o se ancora oggi parlare di Europa unita rimane un’utopia.
Sono due i punti sui quali vorrei soffermarmi che sembrerebbero dar ragione alla tesi utopistica, uno di carattere economico e l’altro politico, sociale e culturale.
Il primo punto riguarda la crisi economica che ha colpito profondamente l’America e che ora si riversa catastroficamente sull’Europa, fino ai paesi dell’Est, dove ha colpito con più ferocia. Ungheria, Lettonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Polonia, Repubblica Ceca, Ucraina e in parte la Russia sono paesi che hanno basato la propria politica economica su radicali misure di privatizzazione, accogliendo investimenti esteri. In questi paesi il debito pubblico e il deficit commerciale con l’estero sono drasticamente aumentati.
La caduta economica dell’est sembra irrefrenabile soprattutto a causa del rifiuto da parte dei capi di Stato e di Governo, durante l’Emergency Summit Meeting del 1˚ marzo a Bruxelles, delle misure di protezione delle diverse industrie nazionali e di un piano di aiuti per l’Europa dell’Est. Tale rifiuto secondo molti analisti appare alquanto sconsiderato; ignorare la richiesta di aiuto dell’Est Europa significherà infatti dover essere costretti a pagare in seguito un prezzo decisamente più alto: il rischio di una nuova cortina di ferro fatta di redditi e diffidenza che potrà dividere l’Unione Europea. A questo proposito il giudizio del quotidiano danese Jyllands-Posten appare illuminante: “Al posto di aspirare all’unità necessaria, il dislivello tra i vecchi Paesi dell’UE e i nuovi nati dell’Europa dell’Est non smette di aumentare all’intensificarsi della crisi. L’Europa dell’Est ha bisogno del sostegno dell’UE e della solidarietà sulla quale l’UE si basa. Se i rappresentanti politici europei non si mettono rapidamente ed efficacemente all’opera per trovare una soluzione per bloccare l’avanzamento della crisi nell’Europa dell’Est, allora i progressi riportati nel corso degli ultimi decenni rischiano di sparire per sempre”.
Il secondo punto riguarda invece la politica di sicurezza nei confronti delle migrazioni. Dopo la caduta del Muro e l’apertura dei confini, si è assistito ad una nuova ondata migratoria proveniente dall’Est Europa, che ha diffuso all’interno dell’Unione un atteggiamento di rigetto e xenofobia. La “governance” delle migrazioni e la lotta contro l’immigrazione clandestina sono prospettate come la soluzione principale per dare sicurezza alle società europee, per evitare che contaminazioni culturali possano inquinare la loro identità. Tale atteggiamento non favorisce né l’approccio sereno degli autoctoni verso gli immigrati e neppure il processo di integrazione degli immigrati nel tessuto delle società di arrivo.
Scaricare in modo univoco sulle migrazioni la causa dell’insicurezza che i cittadini europei vivono nell’epoca post moderna, invece di affrontare in modo realistico le problematiche che hanno radici negli sconvolgimenti epocali o in una globalizzazione economica fuori da ogni controllo, appare funzionale a creare nell’opinione pubblica l’immagine di uno Stato vigile, preoccupato della sicurezza dei suoi cittadini.
Alla luce dei punti analizzati si evince, dunque, che il consenso a favore dell’allargamento dell’Unione Europea è strutturalmente fragile. L’Europa a ventisette fatica a trasformarsi in un’entità coesa e identitaria, poiché l’impianto neoliberista e i valori a cui si richiama non funzionano. In un’Europa, infatti, più unita per interessi commerciali e di profitto, vi è la netta prevalenza dell’economia sulla politica. Prevale l’attenzione al mercato che non opera certo con fini d’inclusione e coesione. Inoltre il processo di allargamento è stato realizzato nell’ottica di conformare i paesi candidati all’adesione a certi criteri economici, politici e giuridici per omologare le loro strutture nazionali al modello democratico liberale dei paesi occidentali.
Tuttavia le aspettative di convergenza sul modello occidentale sono state smentite dalla realtà delle relazioni tra Europa-Occidente e Russia, il cui obiettivo di conservare lo status di grande potenza ha drammatizzato il dilemma tra la difesa della propria autonomia e la possibile integrazione con l'Europa-Occidente. D’altra parte, la mancanza di un vero progetto dell'Occidente verso la Russia non ha aiutato a far percepire a quest'ultima i vantaggi di una sua possibile integrazione nello spazio europeo. Il rapporto tra Russia ed Europa-Occidente si è così sviluppato senza una chiara direzione e rimane turbato da molte incomprensioni di fondo.
Russia ed Europa hanno tuttavia bisogno l’una dell’altra, non solo per il forte valore simbolico di unificazione europea, ma anche per motivi più pragmatici. Dal punto di vista economico, le dinamiche dell’economia mondializzata impongono ai paesi dell’area euro di allargare a tutti i costi le proprie dimensioni, al fine di realizzare un mercato interno più ampio e potente capace di affrontare al meglio la concorrenza sul mercato internazionale. Mentre dal punto di vista politico, sociale e culturale, un'Europa unita significa un'Europa più stabile e più forte sulla scena internazionale. Per questo risulta necessario affrontare politiche di integrazione della componente migratoria, presente in modo strutturale nelle società europee. In un continente che si vuole unire, conoscere le esperienze degli altri paesi e degli altri popoli è un dovere. Gli sforzi per una globalizzazione culturale e per eliminare le concezioni di Ovest e Est devono essere finalizzati a scongiurare il pericolo di conflitti e ad allontanare lo spettro di una nuova cortina di ferro. Quando si ignora il passato, infatti, la storia si ripete e per evitare questo l’Unione Europea deve allontanare i fantasmi del comunismo e dei nazionalismi e far emergere la propria forza e il senso della propria identità comunitaria.

sabato 3 ottobre 2015

Tema ONU

L’ONU, il Patto Atlantico e l’Unione Europea sono tre organizzazioni diverse sia storicamente che per quanto riguarda l’estensione geografica. L’ONU nacque dalla trasformazione dell’alleanza delle Nazioni Unite, che si formò in seguito alla Dichiarazione delle ventisei nazioni del 1942. Durante la conferenza di San Francisco del 1945 fu istituita in modo formale sostituendo la società delle nazioni. Nel 1952 la sede ufficiale dell’organizzazione divenne New York. L’organizzazione è composta da un Consiglio di sicurezza, e dall'Assemblea generale che si riunisce ogni anno ed è costituita da tutti gli stati membri, durante la quale si discutono determinate questioni. Vi è inoltre un Segretario generale che coordina le varie attività. Scopi dell’organizzazione sono il mantenimento della pace nel mondo, la salvaguardia dei diritti umani, ma anche l’istruzione e la sanità consentiti a tutti, e il commercio internazionale. Accanto all'ONU ci sono delle istituzioni autonome che provvedono a questioni specifiche, come l'Unicef, l’Unesco, la Fao. Per quanto riguarda l’ambito giudiziario, esiste la Corte internazionale dell’Aia che si occupa dei processi per i crimini internazionali contro l’umanità. Nata dunque per mantenere la pace nel mondo, questo scopo però fu compromesso durante la guerra fredda, e l’Onu divenne più che altro sede di scontro fra le due superpotenze che voleva perseguire i loro interessi riguardo la politica estera. Nel 1948, su proposta degli Stati Uniti, fu approvata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che sosteneva l’uguaglianza di tutti i popoli che devono avere gli stessi diritti. In generale l’influenza degli Stati Uniti nell’ONU è molto pregnante, anche perché essi costituiscono la principale fonte finanziaria dell’organizzazione. Nel 1950 poi gli Stati Uniti proposero al Consiglio di sicurezza di condannare l’attacco della Corea nel Nord in Corea del Sud, e l’esercito americano intervenne nel Paese. Ma questo fatto e l’insuccesso in Congo nel 1961 provocò sfiducia nei confronti dell’ONU e della sua capacità di mantenere la pace, tanto che fu completamente ignorata nella conferenza di Ginevra nel 1954 e in quella di Parigi nel 1973. Nonostante ciò si stabilirono importanti principi come la condanna della segregazione razziale e dell’apartheid. Per mantenere la pace internazionale si istituirono delle unità non combattenti, i “caschi blu”, i quali dovevano controllare l’osservanza dei patti stabiliti dal consenso delle nazioni interessate. Quando nel 1990 crollò l’URSS, questa fu sostituita nel Consiglio dalla Russia. Allora si cercò di proporre un intervento più efficace nei conflitti locali, ma sempre guidati dagli interessi internazionali dell’USA, che selezionarono i conflitti intervenendo nella Guerra del Golfo, in Bosnia e in Kosovo. L’Italia fa parte dell’ONU da più di cinquant’anni, ed ha avuto un ruolo primario nella politica estera, assumendo un serio impegno riguardo la realizzazione delle iniziative dell’organizzazione, come la tutela ambientale, la democrazia e i diritti umani. Ha svolto un grande lavoro per concretizzare le riforme che servivano a rilanciare le Nazioni Unite e a cercare di essere più efficaci nella risoluzione dei problemi. Il nostro Paese inoltre dà grandi contributi alle attività dell’Organizzazione, come per esempio al bilancio delle operazioni di pace. Nel 1998 a Roma fu ospitata la Conferenza internazionale che promosse il Tribunale internazionale per i crimini contro
l’umanità, e l’Italia è stata tra coloro che si sono impegnati di più per istituire il Tribunale. Dato il suo ruolo di spicco, l’Italia è stata fra i Paesi più votati durante le elezioni dell’ONU. Nel 1965 l’Italia, con Amintore Fanfani, ha esercitato la Presidenza dell’Assemblea Generale. Inoltre è stata sei volte membro del Consiglio di sicurezza e sette volte membro del Consiglio Economico e Sociale. Infine, con il suo contributo al bilancio ordinario dell’organizzazione si colloca al sesto posto fra i finanziatori. Il Patto Atlantico è un trattato di difesa redatto tra le potenze dell’Atlantico settentrionale ed in seguito esteso ad altri Paesi. Fu firmato nel 1949 a Washington da dodici nazioni, tra cui le più importanti sono Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, e in seguito aderirono altri Paesi. Il Patto dichiara che se una nazione appartenente a questa unione dovesse venire attaccata, ciò dovrà essere considerato come un assalto a tutta la coalizione. Il Patto nasce dal timore di un attacco da parte dell’Unione Sovietica, e durante il periodo della guerra fredda l’URSS con altri stati comunisti firmarono il Patto di Varsavia. Recentemente il patto è stato richiamato in seguito all'attacco dell’11 settembre al World Trade Center e al Pentagono, per combattere il terrorismo.
All’epoca dell’adesione al patto, l’Italia di De Gasperi riuscì bene a mediare con gli alleati in modo da evitare effetti troppo impegnativi. Per esempio, nella guerra di Corea l’Italia inviò sono un’unità d’ospedale. De Gasperi aveva intenzione di immettere l’Italia in un circuito politico estremamente rilevante e coglierne i frutti, ma senza compromettersi eccessivamente. Anche l’Unione Europea nasce per scopi di pace, per mettere un punto alle guerre fra i Paesi vicini. Verso gli anni Cinquanta la Comunità europea del carbone e dell’acciaio unì i Paesi sul piano politico ed economico per assicurare che la pace durasse nel tempo. Gli stati fondatori furono Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Nel 1957 fu istituita la Comunità economica europea col trattato di Roma. I Paesi non applicarono più i dazi doganali negli scambi commerciali, e di conseguenza negli anni Sessanta assistiamo a una consistente crescita economica. Nel 1973 aderirono anche la Danimarca, l’Irlanda e il Regno Unito, e il breve conflitto arabo-israeliano di questo periodo provocò una crisi energetica e problemi economici in Europa. Allora si cominciarono a dare grandi somme per finanziare nuovi posti di lavoro e abitazioni per i più poveri. Il Parlamento europeo ebbe più influenza e nel 1979 fu eletto a suffragio universale. Nel 1981 la Grecia aderì all'unione, e nel 1986 anche la Spagna e il Portogallo. In questo anno si firmò l’Atto unico europeo, per dare una soluzione ai problemi che ostacolavano gli scambi fra gli Stati e quindi realizzare il Mercato unico, che fu completato nel 1993 in virtù delle “quattro libertà”, riguardo la circolazione di beni, capitali, persone e servizi. Inoltre nel 1993 fu stipulato il trattato di Maastricht e nel 1999 quello di Amsterdam. Nel 1995 aderirono anche Austria, Finlandia e Svezia. Grazie alla libertà di viaggiare senza passaporto, molti giovani hanno avuto la possibilità di studiare all'estero ed essere sostenuti finanziariamente dall'Unione Europea. In seguito ci fu l’istituzione della moneta unica europea, l’euro, e nel 2004 aderirono all'unione altri stati. In seguito all'attentato dell’11 settembre 2001 i membri dell’Unione Europea si riunirono per fronteggiare il terrorismo. All'interno dell’Unione Europea l’Italia ha spesso ospitato eventi di grande importanza per la Comunità. Per esempio, a Roma nel 1957 fu istituita la Cee. A Stresa, nel 1958, l’Italia gettò le basi per la prima politica agricola europea, entrata poi in vigore nel 1962. Ancora a Roma, nel 1975, si stabilì l’elezione per il Parlamento Europeo a suffragio universale, e nel 1990 si approvarono due documenti, sull'Unione politica europea e su quella monetaria. Nel 2004 Romano Prodi fu eletto Presidente della Commissione europea. Nel 2005 a Parma venne inaugurata la sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Nel 2011 Mario Draghi è presidente della Banca Centrale Europea.

Tema terrorismo

Nel mondo attuale esistono terrorismi di ogni genere ma solo quello di matrice islamica pare destare preoccupazioni mondiali, in quanto provoca interventi armati e muove eserciti potenti. Notiamo che in molti paesi dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia il terrorismo è un fenomeno locale che raramente raggiunge l'onore delle prime pagine della stampa. Inoltre anche nella evoluta Europa non mancano i "terrorismi": basti pensare al terrorismo basco o a quello nostrano delle Brigate Rosse. Si tratta, però, di fenomeni limitati, con scarsa incidenza sugli equilibri e sugli scenari mondiali.
Il terrorismo islamico fino a qualche anno fa rientrava in queste categorie e infatti pochi se ne preoccupavano e l'opinione pubblica dedicava ad esso un modesto interesse. Ma dopo l'11 settembre, il terrorismo islamico ha superato i confini delle singole nazioni, è andato al di là del mondo islamico stesso. Mosso da una cieca fede religiosa esso non sembra neanche preoccuparsi delle conseguenze, rimettendo tutto nelle mani di quel Dio al quale essi credono di ubbidire: in questa prospettiva potrebbero arrivare anche a ciò che più di ogni altro viene temuto: l'uso delle armi atomiche e batteriologiche che ormai il diffondersi delle conoscenze scientifiche ha reso relativamente abbastanza agevole costruire.
Il carattere principale che distingue il terrorismo islamico dagli altri è il suicidio religioso. Il combattente islamico porta la strage facendosi saltare con l'esplosivo secondo un rituale abbastanza preciso nella prospettiva di raggiungere immediatamente il paradiso. In Occidente viene denominato impropriamente "kamikaze" ma egli si considera uno "shaid", termine coranico che significa "martire".
Con l’11 settembre, gli attentatori volevano dimostrare che gli occidentali non sono tanto invincibili e soprattutto che Allah è sempre il più grande. Si colpiscono i simboli dell'America, le Twin Towers. Il primo aereo colpisce una torre, tutto il mondo si collega in diretta e allora ecco il secondo aereo piombare sulla seconda torre. L'altissimo numero di vittime era imprevisto dagli attentatori perchè nemmeno i pompieri che intervennero si aspettavano che le torri crollassero completamente. Fu colpito anche il pentagono e presumibilmente era previsto anche l'attacco alla Casa Bianca e al Congresso che fortunatamente non riuscirono; tutti gli aerei in volo furono fatti atterrare, tutto il paese rimase bloccato, in stato di shock, attanagliato dalla paura non sapendo che altro sarebbe potuto accadere.  Forse la cosa più simbolica, a mio parere, fu la marea enorme di cittadini di New York che a piedi, senza auto, senza metropolitana si allontanava dalle rovine che continuarono poi a fumare per mesi.
Tutto l'Occidente condanna senza freni e unanimamente il terrorismo islamico ma si divide in due correnti per quanto riguarda il modo con cui combatterlo: un polo pacifista e uno interventista - militare
Il polo pacifista ripudia lo strumento della guerra e quindi ogni intervento militare; esso ritiene che bisogna lottare con le leggi ordinarie e democratiche anche se applicate in modo rigoroso ed efficiente. Infatti sostiene soprattutto che ogni azione militare susciterebbe sempre nuovo terrorismo iniziando una spirale perversa e incontrollabile cosi come è avvenuto in Palestina. Ritiene poi in generale che le operazioni militari hanno scopi diversi da quelli dichiarati di combattere il terrorismo, collegati soprattutto a questioni economiche.
L'Amministrazione USA, all'indomani degli avvenimenti dell'11 settembre, ha chiaramente e coscientemente scelta l'opzione militare-interventista per cui in effetti l'opzione pacifista rimane su un piano puramente teorico senza alcuna possibilità, almeno per il momento, di trovare applicazione.
In questo ambito si colloca l'intervento in Afghanistan. Esso è stato contrastato dai pacifisti di ogni paese ma in effetti nessun governo si è veramente opposto. Talebani e Al qaeda hanno proclamato una resistenza ad oltranza; in effetti secondo i proclami del Mullah Omar e di Bin Laden loro dovranno combattere fino all'ultimo uomo e infliggere agli americani una grande sconfitta.

Chiaramente l’America non si tira indietro, ma secondo me se vuole veramente dimostrare chi è il più forte, deve agire con la testa e non con le mani; essa deve collaborare con l’Islam moderato. Con quei moderati musulmani che indicano nei terroristi il cancro dell’Islam, un qualcosa che è al di fuori della loro cultura e religione. Solo in questo modo si potranno dare all’europeo ed al mediorientale, al bianco ed al nero, all’arabo ed al cristiano le stesse possibilità economiche, democratiche e religiose.

Saggio breve Prima Guerra Mondiale

<<La guerra è bella anche se fa male!>> Così dicono molti uomini.
Se si ascoltano parlare i grandi soldati non si sentono altro che le storie di come si siano divertiti ai tempi della guerra; molti anziani ricordano con il sorriso sulle labbra i tempi in cui indossavano le uniforme color verde militare e in cui impugnavano un fucile. Alcuni addirittura parlano con nostalgia di quei tempi, tempi in cui tra loro condividevamo il cubo, “il letto”, i bagni … tempi in cui facevano a gara a chi era il più veloce a nascondersi o a chi uccideva più nemici, ma soprattutto a chi aveva la donna più bella … Questa era la guerra per loro; era un gioco, un divertimento, soprattutto per chi allora aveva poco più di diciotto anni; era un’avventura, qualcosa di sconosciuto ma che rapiva l’anima. Non nascondono i morti o le distruzioni, ma li faceva divertire, insegnava loro ad accontentarsi di poche cose materiali ma a poter contare su vere amicizie, veri amori … non come oggi dove questi valori sono quasi del tutto in via di estinzione; ma soprattutto li formava, li aiutava a diventare uomini. Si dice infatti che la guerra sia il concime del coraggio e della virtù ma affermare ciò, non è forse come dichiarare che la corruzione è il concime dell’amore? L’uomo è sciocco, questa è la verità; è attratto dal potere, dal denaro, dal sesso … anche la guerra lo ha attirato, la guerra che aveva e poteva offrire tutto questo e molto di più. L’uomo è egoista, pensa solo a se, e se così non fosse la guerra non ci sarebbe mai stata.
<< A giocare troppo col fuoco ci si brucia!>> Un gioco, ecco cos’è stata la guerra, un gioco che però è finito male. Qualche pazzo ne ha inventato le regole e il mondo si è divertito a seguirlo. Ma, a che cosa ha portato? A nulla, a nulla di buono sicuramente. Non ha portato nient’altro che disperazione, morti, macerie. E questo perché ogni singolo uomo è in guerra con se stesso, altrimenti nulla di tutto ciò sarebbe mai potuto accadere. E’ impensabile immaginare uomini che uccidono uomini anche per dimostrare che uccidere è sbagliato, se si pensa che l’uomo quando nasce, nel suo cuore non ha che una sola legge: <<TU NON MI UCCIDERE!>> Proprio per questo motivo e per altri mille, la guerra non è giustificabile. Quanti morti che ha causato! E’ spaventoso pensare a come, da un momento all’altro chiunque poteva morire. Chi può descrivere la disperazione di quegli attimi: il tuo compagno veniva sparato e tu non potevi far altro che guardarlo morire lentamente, sapendo che forse avresti ricordato e sognato ogni notte, per tutta la vita, quegli occhi che ti chiedevano aiuto, e vivere con il rimorso che avresti potuto fare di più, incolpandoti della sua morte … Già solamente pensando a ciò si può capire come fosse la vita di trincea, da ciò si può cogliere quella che era la vera essenza della guerra. La guerra non è stata altro che un accaparrarsi di miserie e di ingiustizie perché voluta da una minoranza di uomini che con l’intelligenza e il potere è riuscita a sottomettere la maggior parte; i lavoratori, coloro che poi hanno combattuto, coloro che poi sono morti mentre questi promotori sono diventati ancora più ricchi e potenti. E’ stata solo uno strumento di distruzione, di morte e di straziante dolore. Se si prova ad immaginare ci si accorge che ai nostri occhi non appare nient’altro che un panorama di desolazione e di rovina, in cui tutto sembra finito; qualche pezzo di muro sbriciolato qua e là e magari dei superstiti, persone che hanno perso tutto, che di coloro che hanno amato non è rimasto più niente ma che nonostante tutto si alzano, camminano e nel loro cuore portano il ricordo di tutti i morti che hanno lasciato un segno nella loro vita e fanno si che quel ricordo, pur nella sofferenza della lontananza eterna, possa sconfiggere la morte.

14-18 … gli anni delle notti insonni, dei pianti,di uomini ed eserciti, avversari che si fronteggiano scavando interminabili linee di trincee, gli anni di attacchi, contrattacchi, assalti e contrassalti che si ripetevano ininterrottamente giorno dopo giorno, senza nessuna tregua, senza avere il tempo per un meritato riposo, perdendo il diritto di poter poggiare la testa su un morbido cuscino, vivendo in condizioni deplorevoli, perdendo la dignità … 14-18; gli anni della guerra.Nel complesso essa provocò una decina di milioni di morti, nessuno li riporterà mai indietro; fu una vera e propria strage!