Nel mondo attuale esistono terrorismi di ogni
genere ma solo quello di matrice islamica pare destare preoccupazioni
mondiali, in quanto provoca interventi armati e muove eserciti potenti. Notiamo
che in molti paesi dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia il terrorismo è
un fenomeno locale che raramente raggiunge l'onore delle prime pagine della
stampa. Inoltre anche nella evoluta Europa non mancano i
"terrorismi": basti pensare al terrorismo basco o a quello
nostrano delle Brigate Rosse. Si tratta, però, di fenomeni limitati, con scarsa
incidenza sugli equilibri e sugli scenari mondiali.
Il terrorismo islamico fino a qualche anno fa
rientrava in queste categorie e infatti pochi se ne preoccupavano e l'opinione
pubblica dedicava ad esso un modesto interesse. Ma dopo l'11 settembre, il
terrorismo islamico ha superato i confini delle singole nazioni, è andato al di
là del mondo islamico stesso. Mosso da una cieca fede religiosa esso non
sembra neanche preoccuparsi delle conseguenze, rimettendo tutto nelle mani di
quel Dio al quale essi credono di ubbidire: in questa prospettiva
potrebbero arrivare anche a ciò che più di ogni altro viene temuto: l'uso delle
armi atomiche e batteriologiche che ormai il diffondersi delle conoscenze
scientifiche ha reso relativamente abbastanza agevole costruire.
Il carattere principale che distingue il terrorismo
islamico dagli altri è il suicidio religioso. Il combattente islamico porta la
strage facendosi saltare con l'esplosivo secondo un rituale abbastanza preciso
nella prospettiva di raggiungere immediatamente il paradiso. In Occidente viene
denominato impropriamente "kamikaze" ma egli si considera uno
"shaid", termine coranico che significa "martire".
Con l’11 settembre, gli attentatori volevano
dimostrare che gli occidentali non sono tanto invincibili e soprattutto che
Allah è sempre il più grande. Si colpiscono i simboli dell'America, le Twin
Towers. Il primo aereo colpisce una torre, tutto il mondo si collega in diretta
e allora ecco il secondo aereo piombare sulla seconda torre. L'altissimo numero
di vittime era imprevisto dagli attentatori perchè nemmeno i pompieri che
intervennero si aspettavano che le torri crollassero completamente. Fu
colpito anche il pentagono e presumibilmente era previsto anche l'attacco alla
Casa Bianca e al Congresso che fortunatamente non riuscirono; tutti gli aerei
in volo furono fatti atterrare, tutto il paese rimase bloccato, in stato di shock,
attanagliato dalla paura non sapendo che altro sarebbe potuto accadere.
Forse la cosa più simbolica, a mio parere, fu la marea enorme di cittadini
di New York che a piedi, senza auto, senza metropolitana si allontanava dalle
rovine che continuarono poi a fumare per mesi.
Tutto l'Occidente condanna senza freni e
unanimamente il terrorismo islamico ma si divide in due correnti per quanto
riguarda il modo con cui combatterlo: un polo pacifista e uno interventista -
militare
Il polo pacifista ripudia lo strumento della
guerra e quindi ogni intervento militare; esso ritiene che bisogna lottare con
le leggi ordinarie e democratiche anche se applicate in modo rigoroso ed
efficiente. Infatti sostiene soprattutto che ogni azione militare susciterebbe
sempre nuovo terrorismo iniziando una spirale perversa e incontrollabile cosi
come è avvenuto in Palestina. Ritiene poi in generale che le operazioni
militari hanno scopi diversi da quelli dichiarati di combattere il terrorismo,
collegati soprattutto a questioni economiche.
L'Amministrazione USA, all'indomani degli
avvenimenti dell'11 settembre, ha chiaramente e coscientemente scelta l'opzione
militare-interventista per cui in effetti l'opzione pacifista rimane su un
piano puramente teorico senza alcuna possibilità, almeno per il momento, di
trovare applicazione.
In questo ambito si colloca l'intervento in Afghanistan.
Esso è stato contrastato dai pacifisti di ogni paese ma in effetti nessun governo
si è veramente opposto. Talebani e Al qaeda hanno proclamato una resistenza ad
oltranza; in effetti secondo i proclami del Mullah Omar e di Bin Laden loro
dovranno combattere fino all'ultimo uomo e infliggere agli americani una grande
sconfitta.
Chiaramente l’America non si tira indietro, ma
secondo me se vuole veramente dimostrare chi è il più forte, deve agire con la
testa e non con le mani; essa deve collaborare con l’Islam moderato. Con quei moderati
musulmani che indicano nei terroristi il cancro dell’Islam, un qualcosa che è
al di fuori della loro cultura e religione. Solo in questo modo si potranno
dare all’europeo ed al mediorientale, al bianco ed al nero, all’arabo ed al
cristiano le stesse possibilità economiche, democratiche e religiose.
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